mercoledì 28 gennaio 2009

Andre

Voglio il filo di seta delle tue dita sulla pelle stanca di distanza.
Le tue labbra profumate.
Rannicchiarmi dentro di te quando ho sonno.
Le parole sussurrate all'orecchio: parlarti attraverso lo schermo frigido del computer qualche volta pesa.
Il calore che espandi.
...la notte, mi manchi.
Anche di giorno, col sole, quando ti vorrei con le dita intrecciate, seduto ad un miradouro ad aspettarmi.



Lascio che due parole segrete ti rotolino mute nell'orecchio.
Le sai già, dirle è superfluo.

lunedì 26 gennaio 2009

boh

Boh.
Il pensiero del giorno è boh.
E anche: voglio finire gli esami e piantarla con queste giornate inutili in cui vado a letto troppo tardi, mi sveglio troppo tardi, e non vedo la luce del sole perchè il tempo che passo sveglia lo trascorro a studiare, e quando esco è già dannatamente buio.

giovedì 22 gennaio 2009

leatherleatherleather

Ieri dopo aver rischiato il soffocamento, intabarrata come una foca nel cappotto, ho messo, signore e signori, la giacca di pelle.
Facciamo un momento di silenzio.
E sorvoliamo sul fatto che, per punizione, oggi c'è un clima asciutto e un cielo così luminoso da fare invidia alla pianura padana nel mese di Novembre.
Giacca di pelle, dodici gradi, e due trabalhos scritti e consegnati, per un totale di 12 pagine in portoghese battute al computer decisamente con scioltezza e rapidamente.
La vita ha sempre la meglio, alla fine di conti.
Prima di natale c'era stata una generica interruzione dei ritmi festaioli, ma ora che anche gli esami sono agli sgoccioli tutti organizzano feste di compleanno, feste di dopocompleanno, di welcome nuovi studenti erasmus, feste di che bello c'era il sole oggi allora andiamo allo Chapitò ad ascoltare jazz, e feste di despedida.

Ecco.

E' qui che fa più male.
Mi sono fermata a pensare, e fondamentalmente era solo ora che cominciavo a consolidare le amicizie sfuggenti dei primi mesi, ad andare oltre al banale ciao-come-stai-anche-tu-qui...ed è già ora di salutare una fetta troppo sugosa di gente e di preparare feste di addio.
Se ne va Jerome, che ha animato la vita erasmus con la sua semplice presenza per tutto il tempo che ho trascorso qua, se ne va quella pazza di Cecca, Igor che ha fatto dj-set a tutte le sante feste a cui ho partecipato, Domenica che avevo sempre voglia di incontrare, and so on and on and on.
Insomma, una tristezza infinita, ma immagino faccia tutto parte del gioco.
Tra l'altro, messo da parte l'aspetto davvero deprimente della questione, ciò permette alle menti malefiche di ponderare svariate torture tremende ai danni di quelli i partenze, tipo party a sorpresa anticipati da una lunga serie di penitenze allucinanti (ben presto il povero Igor dovrà sperimentare quel che io, Lollo, Michi e Giulia abbiamo organizzato per la sua suprema felicità).


E poi rimane sempre in bocca il sapore dolce che lascia l'avere incontrato persone che nel loro piccolo hanno saputo illuminarci.

domenica 11 gennaio 2009

nelle viscere

Ho trascorso i primi giorni lisboneti a camminare sola per le vie, lasciandomi sprofondare in scorci di burro e miele, seduta in piazze sconosciute a farmi scivolare il sole addosso, combattuta tra lo scacciare i pensieri e il rimuginare per trovare delle soluzioni che non ci sono, perchè solo il tempo può risolvere e lenire.

Poi è ricominciata la vita erasmus; la prima sera in cui mi son fatta forza e sono uscita, il Bairro era deserto, e il vento si insinuava ovunque senza problemi, per una volta non ostacolato dalle barriere di gente.
Era così vuoto che mi sono seduta con Giulia sulla panchina di un miradouro, in attesa che qualcuno sbucasse, che succedesse qualcosa.. siamo rimaste lì un'ora al freddo a chiacchierare delle cose trash su cui ci eravamo rifatte una cultura in Italia, e la situazione, dopo, era la stessa.

Ma la sera successiva c'erano tutti, e tutti calorosi e felici di incontrarsi di nuovo, tutti così sprizzanti vita e positività, che tra un olà e un feliz ano novo! e l'altro, per la prima volta dopo quattro giorni, mi sono sentita un po' a casa mia anche io, e sono riuscita ad assaporare con gusto la sensazione di tornare ad un luogo familiare ed a suo modo accogliente.
Ieri sera uguale: ho affrontato la prima despedida, ma con la certezza di aver conosciuto qualcuno di importante che voglio portarmi dietro per la vita, e dunque con un miscuglio viscerale di dispiacere e gioia.
Ti vengo a trovare nel Pais Basco, Maria!
Poi siamo scappate via in metro, verso la sempreverde rua Palmira e cantando Like a Prayer a squarciagola con tanto di stacchetto ballerino, per stringere forte quella pazza di Cristina che compiva gli anni.
Un delirio: l'appartamento al quarto piano della casa (stranamente: le feste, di solito, vengono fatte al primo che è dotato di terrazza, ma pare che il proprietario abbia accumulato 4000 euro di multa per schiamazzi.. per cui gli abitanti, invece di smettere di folleggiare, si sono solo trasferiti di su a fare nottata!) era imballato di gente, con Cristina super pimpante e brilla reginetta perfetta della festa!
E poi di nuovo in Bairro, per incontrare di nuovo Paolo e Maria, e ballare al Bedroom fino ad ora tarda.

Ora la domanda é questa: come si può essere tanto tristi e tanto felici allo stesso tempo?

martedì 6 gennaio 2009

atterrata

Sono di nuovo a Lisbona.
Confusa e spaesata.
Mi sono stupita nel riconoscere dall'alto, atterrando, la geografia cittadina e i luoghi; mi sono compiaciuta sentendomi parlare fluidamente come prima di tornare in Italia per le feste.
Ho guardato perplessa la silenziosa immobilità della mia stanza, dopo tutto quello che  cambiato per me e dentro di me nelle tre settimane appena vissute,e mi sono affaccendata sistemando le mie cose in questi luoghi provvisori, familiari ed estranei contemporaneamente, guardandomi da fuori, e sentendomi stupida, per una qualche ragione.

E fuori c'è un bel sole, che scalda le ossa.
Ma mi sento un po' sola, lontana da una situazione che credo necessitasse la mia impossibile presenza.
Mi dico che andrà bene. Che tutto si sistemerà, pian piano, con dolore forse, ma poi piano piano ogni tassello recupererà il suo posto, potrò tornare a fare la figlia e basta, e smettere di essere una mamma per la mia stessa mamma.
E mi sembra di non sapere più nulla.