giovedì 3 dicembre 2009

Non c'è affatto male

Mi sono ammalata (ma niente suina per me) e-sat-ta-men-te nel weekend prima delle ferie, in cui venivano la zia con duemila bambini che non vedo mai (come farò con tutti questi cuginetti di cui quasi non ricordo i faccini paffuti?), ma soprattutto in cui amici da tutt'Italia dei bei tempi di Lisboa si riunivano qui nei pressi per una favolosa reunion a cui io sono stata l'assente.. sigghe sigghe.
E mi sono anche giocata anche tre giorni di ferie, con le ore d'aria come i carcerati, nell'attesa che l'INPS (che non è mai arrivata) passasse a controllare se ero ammalata o in viaggio per il Messico..
Mi sono sentita un incrocio mal riuscito tra Paperino e Fantozzi [voce fuori campo: com'è umano lei!].

mercoledì 9 settembre 2009

Dopo ore chiusa in una biblioteca illuminata dal neon, convintissima che fuori fosse nuvolo, ed invece davo solo le spalle alla finestra, dopo un pomeriggio che mi assicurerà incubi in lettere geroglifiche per i prossimi dieci giorni, torno a casa e NON SOLO ho una bizzarra quanto simpatica conversazione (leggi: consueta e snervante lite)con la mmmadre, ma devo anche tramutarmi in Moira Orfei per sedare le lotte furibonde di tre felini d'appartamento, avvinghiati in un'unica abnorme palla di pelo (con ciuffi che come da manuale si dipanano a destra et a manca) dotata di tre teste, tre code, molti artigli e pochi denti (eh, la vecchiaia, cosa vuoi mai..).
Piccole avventure quotidiane.

Ed ora?
Ed ora niente.. sono sola in questa casina che si sta svuotando con lentezza degli oggetti di qualcuno che ci abitava, mentre qualcun altro colma quegli spazi vuoti di tristezza e preoccupazione.
Ed io sto nel mezzo, a nascondere qualche briciola sotto il tappeto e prendermi addosso insulti perchè son troppo ottimista.
Ma non è ottimismo, è istinto di sopravvivenza: mi dico che andrà tutto bene, perchè molte cose vanno male.
Non è che sono stupida, ma solo speranzosa.. spero che tutto vada per il meglio, e provo a non piangere quando mi sembra che non cambi niente di niente. Cioè ogni giorno.

E fa male scoprire che la bacchetta magica non esiste.

lunedì 10 agosto 2009

Il gatto mi ha mangiato la lingua?

Mmm, no!
Semplicemente, è finito l'erasmus.
E' finita la magia, la vita ai 200 all'ora, non ho più Caparica e le spiagge dorate oceaniche a due passi, le strade arrampicanti di Lisboa fuori dalla porta, non vivo più nottate senza fine e scoppiettanti nel Bairro Alto.
A volte la malinconia vince.. la nostalgia, il rimpianto.
In una sola, efficace, languida parola: sinto muita saudade.
Uma saudade quase impossivel a matar.
Poi mi distraggo con le cose che ho qui, e tutto passa.
E mi dico che son fortunata, perchè se non ci fosse stato nulla e nessuno ad aspettarmi in questa cittadina un po' insipida, calda, umida e piena di zanzare, sarei impazzita.. e per non impazzire mi sarei data alla macchia.
Ma Amiche e Amore addolciscono le ansie del ritorno, e rendono rosei anche certi tramonti opachi e un po' industriali che si concludono in un orizzonte lattiginoso e stanco.

In fondo non posso certo vivere sprofondata nel passato.
Posso solo continuare ad essere creativa e a fare progetti, e a costruirmi attesa e curiosità verso un futuro superlativo!


giovedì 25 giugno 2009

lunedì 22 giugno 2009

Ho scritto poche ore fa.
Lo so, non me ne frega. Poi era in portoghese, non ci capisce nessuno.
Come faccio?
Uno, come faccio a studiare. Ho ancora un casino di pagine, e il caldo, la musica bassa, l'odore di Lisbona e anche una falena che balla sotto la lampadina accesa mi distraggono.
Ma soprattutto: come faccio a grattare questa città e a tenere il suo sporco sotto le unghie? Me a tatuo sulla schiena, Lisbona?
Vado ad un ritmo altalenante, passo da felicità per quel che ho avuto e vissuto, a panico. Non c'è tempo! Ma per cosa, poi?
..per continuare le amicizie, per surfare un po' di più, per guardarmi attorno.
A volte non mi sento sazia degli amanhecer pallidi e assorti dai miradouros, dell'odore di fiume, di Lisbona infuocata di luci che si spalanca dal Ponte 25 de Abril, di Cristina che suona il campanello quando non l'aspetto, di pomeriggi stesa sul pavimento di Cate a studiare e ascoltare musica, mentre fuori il giorno avanza e diventa una serata ancora piena di luce rosa.
Sono anche stata al Gay Pride.
Non c'entra, ma è un'altra esperienza da aggiungere alla lista.
Mi mancheranno i tamburi e le trombe delle feste na rua che a volte compaiono dal nulla. 
Mi mancherà il cielo dell'Alentejo.
Mi mancheranno i campi di grano a sinistra, e a destra quelli  di girasoli. E in mezzo, una strada dritta e senza incertezze.
Odio vedere la fine prima che sia arrivata.. ma in questi cinque minuti, non posso farne a meno.
Sono stanca. 
Non mi va di studiare.

Al momento, voglio stritolare questa città, e basta.


domenica 21 giugno 2009

pausa do estudo


Às vezes eu também acabo por passar uns dias a enlouquecer em frente dos livros.. segunda, terça e quarta vou ter exames, e depois ferias!
Claro, falar de férias quando são como dez mêses que não faço nada de um ponto de vista académico, se calhar, é um pouco mais, mas não interessa nada..
A coisa que interessa, de verdade, são a multidão de experiências que estou a viver.
Tive três dias em Alentejo, com o Davide, o Paolo e a Giulia, no iniício de junho, e apaixonei-me perdidamente por esta terra selvagem e rural.
Estavamos todos espantados, com os olhos abertos a procura do fim da linha do horizonte, sem o encontrar, deitados a dormir na praia com milhões de estrelas sobre às cabeças, toques de guitarra e o barulho do mar.
Corremos nos campos de trigo dourado e de girassóis, e parámos o carro todas as vezes que algo apanhava a nossa atenção e a nossa curiosidade.

Além disso, outra coisa incrível foi a festa para os Santos Populares.. algo religioso?! Não!
Simplesmente, pessoas de todas as idades nas ruas a dançar e gritar, cantar, beber, comer sardinhas (!!) até a madrugada!
A Cristina diz que se trata com certeza de uma forma de loucura colectiva.. e eu acho que tem razão..

E, ao fundo das experiências novas e giras: surfei!
Agora estou toda magoada, com contusões nas pernas e dores aos músculos, mas foi demasiado fixe para não fazer isso outra vez!


Obrigada Lisboa.

giovedì 28 maggio 2009

Mare.
Mare.
Mare mare mare mare mare.
Trentacinque gradi.
Abito in un paese tropicale.
E l'oceano è casa mia.. dove ho messo le branchie?!

sabato 16 maggio 2009

piccoli piaceri dati dall'essere a casa completamente sola

Invadere il frigorifero.
Andare in bagno con la porta aperta.
Cantare a squarciagola.
Tenere la musica al massimo.
Sbrinare il frigo (secondo me se lo faccio con i coinquilini qua mi prendono in giro per il resto dei miei giorni).
Non incazzarmi perchè nessuno ha lavato le pentole, e a me serve proprio quella più unta.

Riflettendo su quest'ultimo punto, mi sto rendendo conto proprio ora che la cena con sei amici stasera originerà una tragedia di stoviglie zozze che scrosterò io stessa domani.. di solito se cucino poi a lavare è qualcun altro.

Si sono appena conclusi sei giorni in compagnia di Davidino, e adesso che è partito e che c'è stata la diaspora dei coinquilini, sono per la prima volta a casa sola per davvero, e per la prima volta dormirò sola in questo appartamento.. strana sensazione. Mi sento un po' come quando sono sola in Italia perchè i miei sono via!
Vabbè.
Prendiamolo come un ritorno all'adolescenza!

venerdì 8 maggio 2009

Nel buio della stanza.
No, c'è la luce elettrica.
Allora mi sento buia dentro.

Tra quell'amore e odio che senti, a me non tocca, non turba l'odio.
Sapere dell'amore è abbastanza per riuscire a respirare.
Volevo sentirmi dire solo questo..
Io vorrei poterti abbracciare, per cancellare con un colpo di spugna la rabbia, ma non è colpa mia se le distanze non si superano in un battito di ciglia..
Continua ad aspettarmi.
Se non lo fai, a me non rimane nulla da aspettarmi dalla vita.
Vivere e non potertelo raccontare perde luce. Diventa un cielo di novembre.

Voglio te.

martedì 28 aprile 2009

uhm

La professoressa di Cultura dos Paises de Lingua portuguesa ha senza dubbio problemi con l'alcool, e sarei pronta a scommettere sul fatto che fa colazione con il gin tonic; la ragazza che segue il corso e che spesso indossa una felpa con fantasia tappezzeria si addormenta frequentemente dopo 30 minuti di lezione, a faccia in giù sul quaderno, e quando si sveglia sembra centrifugata; il momento saliente delle due ore è stato un intermezzo su GIGHLIOLA CINQUETI con tanto di video di iùtiùb, con la poverina che con voce da trans bofonchia che non ha l'età, e vuole vivere il suo amore romantico (illusa!).
Nel panorama surreale stamattina mancava solo lo Stregatto di Alice.

La bella notizia della settimana è che Jerome e Cecca son tornati di gran carriera per un paio di settimane lisboete, e all'improvviso mi sono trovata a novembre, con le facce giuste al posto giusto, con l'energia che mi ricordavo così bene.

Dall'Italia, nel frattanto, mia mamma mi raccomanda di stare tappata in casa per non contrarre la febbre dei maiali, e a me viene l'ansia (..ma non posso chiudermi in casa!).. non posso non notare che la caratteristica tragicità che scorre nelle vene di mia nonna e delle sue sorelle è ben presente anche nel DNA di mia madre, e quindi mi preparo al peggio: essere così anche io tra qualche decade!

venerdì 17 aprile 2009

Sentada na minha mesa italiana, no lusco-fusco eléctrico da luz do quarto, começo sem querer a pensar na vida que vou deixar, aquela tão perto do oceano imenso; a palavra "saudade" sai logo na cabeça, e a seguir, a sensação de confunsão típica de mim.
É isso mesmo que me traz a escrever nesta língua exótica, que já não é só o tópico de um exame, num junho quente na Italia.
É comunicação de todos os dias.
É amisade.
É rir a volta da mesa depois do jantar.
É perceber o som sibilante nas ruas, enquanto os velhotes com chapéu falam entre si.

As subidas impossíveis, os bolos fofos, a luz que não tem nada parecido no mundo enteiro, e o céu. O céu de Lisboa.
As paredes cheias de vida. As cores.
A expressão pessoal através de palavras que não me ensinou a minha mãe, e que no início nem pareciam naturais, dentro da minha boca estrangeira.
Pois é, minha querida cidade. Temos três meses para nos cansarnos, uma da outra. Mexeste o meu coração sensível.

Mas não é só isso.
Hoje, com a minha mão dentro da tua, amor em pel e carne, pensava também na necessidade de ficar contigo, muito tempo, sem interrupções, sem vôos, sem distâncias.
E este noventa dias portugueses que ainda tenho, parecem demasiados para não te ver, não te abraçar, não te beijar na nariz linda, sobre os olhos, e em todos os lugares disponíveis.
Tudo o que posso dizer, é que vais ser a minha salvação; daquí a pouco, vou acabar de acordar-me a baixo do sol do Portugal.. mas com certeza, um sol ainda mais luminoso vai esclarecer os meus dias.

mercoledì 25 marzo 2009

ups

L'amore mi ha tolto le parole!
Nei due o tre secoli in cui non ho scritto nulla son successe molte cose che non starò a riassumere perchè nemmeno mi ricordo a quando risale l'ultimo post.. sintetizzerei con un: ho vissuto, ho vissuto molto bene grazie!


Però una settimana fa è comparso qua Andre (che è ancora qui e sta purtroppo facendo la valigia), e questo spiega in parte il mio lieto mutismo! 

Andando un po' più indietro nel tempo, è partito Vasco.. son riuscita  a non piangere per nessuno, e invece Vasquito mi ha fatto rotolare una lacrima, mentre scendevo giù per le scale di rua Carrilho..
E' stata una settimana qui la Diana, che ha concluso che farà l'Erasmus; c'è stato il carnevale di mezzo e sono stata un weekend in Italia.
Sono ricominciate le lezioni.
Sto meditando se cambiare casa.


E come ho telegraficamente cominciato, telegraficamente concludo.

venerdì 6 marzo 2009

"E lo ha sorpreso scoprire che quando si eliminano i litigi ciò che resta è l'amore, una immensa quantità d'amore, che trabocca fuori da te."

(Zadie Smith)

lunedì 2 marzo 2009

riemergere

Tornare alla vita, con quattro ore di lezione secche, e una e mezza di palestra.
Per molti potrebbe essere faticoso, e certo non preferibile al divertimento e alle feste, al fare nulla senza sensi di colpa.
Per me, è stato tornare a vivere; avevo voglia di essere stanca e fare un po' fatica; di camminare verso l'università per mano coi miei pensieri.

Solo ieri ero delusa e distratta: rosicchiavo un nocciolo di prugna e tenevo un libro aperto sulle gambe, dentro la metro in Baixa-Chiado.
Avevo sperato in un pomeriggio di lettura sola nel parco Eduarde VII, per dare un senso alla giornata, e invece ho trovato la pioggia.
E mi sentivo, in un certo senso, abbandonata.
Come se non appartenessi e ciò che mi circondava; dentro la testa, un rincorrersi di parole setose.
Di fronte a me, mentre il nocciolo cominciava a diventare amaro, sedeva un uomo, appeso ad un mazzo di rose rosse senza profumo, avvolte in un foglio di plastica trasparente puntellato di goccioline sferiche d'acqua.

Oggi è diverso, proprio perchè è ricominciato qualcosa.
Ho riaperto gli occhi sul mondo, e ho visto che non mi ero nemmeno accorta che, durante questo mese, gli alberi si sono tinti di un verde pieno d'acqua e giovinezza; e sono sbucate le margherite.

Così.
Ho camminato e vissuto, oggi, imparato, parlato, sognato i cactus di Lanzarote che spero di vedere quest'estate, e le ciglia di Andre chiuse su un cuscino delle Canarie, la riva azzurra del mare, e quattro piedi affondati nella sabbia, due corpi che fanno un'ombra sola.

lunedì 16 febbraio 2009

a ridaje

Ecco.
E saluto di nuovo un' amica.
Due righe su un foglio, per dirle quanto è stato bello dividere cose.
Stringerla un secondo e augurarle buon viaggio.
E mutismo di ore perchè non so cosa dire.

mercoledì 11 febbraio 2009

looking back, but not only

Mi è arrivata una specie di catena, di quelle che torturano tutti gli utilizzatori di internet, della serie: mandala a venticinque persone e non verrai schiacciato da un tram domani mattina.
A inviarmela è una vecchia compagna di danza, e il tema "25 note su di me".
Me la son letta tutta, e arrivata al punto in cui raccontava in poche parole la nostra comune esperienza passata, mi son sentita un po' nostalgica: mi sono sfilate davanti agli occhi della memoria la fatica e il sudore nella sala da danza col pavimento azzurro, le corse per prendere l'autobus con i libri pesanti sulla schiena, e la mela addentata velocemente, camminando.
Era lo stesso periodo delle mie sfortune in amore a ripetizione, e delle uscite serali solo al sabato, o delle versioni di greco fatte nell'unica ora e mezza del pomeriggio lasciata libera dalle lezioni di danza.
Mi sembra ieri, poi mi fermo un attimo a pensare, cerco di cristallizzare i momenti, e sono trascorsi quasi quattro anni, tanti giorni, tante esperienze.. e il senso lineare del tempo mi sfugge tra le dita.
Sono cambiata? 
Sicuramente si.
Però mi vedevo già qui. Qui in un posto più lontano, a staccare per un po' i legami, a respirare un'aria diversa. E mi chiedevo come conciliare tutto questo con le ambizioni.
Vita passata.
Ora sono in questa perla di città, sporca d'anima e di detriti fluviali, in un mese di intervallo tra le lezioni, ad esami finiti.
Non c'è bisogno di specificare che la nullafacenza e le feste si sprecano..
Mi sembra di vivere dall'altra parte del mondo: ho un jet-lag di circa dodici ore.
Si alternano bufere e giorni dominati da un sole così abbagliante, che non permette nemmeno di tenere gli occhi aperti. 
Quando è così, vado a guardare il Tejo, i gabbiani che litigano per un pesciolino, le coppiette che si baciano baciate dal riverbero, la vita pullulante nelle strade simmetriche a scacchiera della Baixa..
Al tramonto si tinge tutto di rosa, ed ogni volta resto con gli occhi sgranati come se non avessi mai visto il sole sparire sull'oceano.
Ho smesso di salutare gli amici che già se ne vanno solo con malinconia, e penso invece che li andrò a trovare tutti, e medito sulla mappa mentale che mi sono fatta, dove sono collocate tutte le conoscenze fatte qua.

Guardo indietro, mi osservo ora, ma penso un po' più in là.




mercoledì 28 gennaio 2009

Andre

Voglio il filo di seta delle tue dita sulla pelle stanca di distanza.
Le tue labbra profumate.
Rannicchiarmi dentro di te quando ho sonno.
Le parole sussurrate all'orecchio: parlarti attraverso lo schermo frigido del computer qualche volta pesa.
Il calore che espandi.
...la notte, mi manchi.
Anche di giorno, col sole, quando ti vorrei con le dita intrecciate, seduto ad un miradouro ad aspettarmi.



Lascio che due parole segrete ti rotolino mute nell'orecchio.
Le sai già, dirle è superfluo.

lunedì 26 gennaio 2009

boh

Boh.
Il pensiero del giorno è boh.
E anche: voglio finire gli esami e piantarla con queste giornate inutili in cui vado a letto troppo tardi, mi sveglio troppo tardi, e non vedo la luce del sole perchè il tempo che passo sveglia lo trascorro a studiare, e quando esco è già dannatamente buio.

giovedì 22 gennaio 2009

leatherleatherleather

Ieri dopo aver rischiato il soffocamento, intabarrata come una foca nel cappotto, ho messo, signore e signori, la giacca di pelle.
Facciamo un momento di silenzio.
E sorvoliamo sul fatto che, per punizione, oggi c'è un clima asciutto e un cielo così luminoso da fare invidia alla pianura padana nel mese di Novembre.
Giacca di pelle, dodici gradi, e due trabalhos scritti e consegnati, per un totale di 12 pagine in portoghese battute al computer decisamente con scioltezza e rapidamente.
La vita ha sempre la meglio, alla fine di conti.
Prima di natale c'era stata una generica interruzione dei ritmi festaioli, ma ora che anche gli esami sono agli sgoccioli tutti organizzano feste di compleanno, feste di dopocompleanno, di welcome nuovi studenti erasmus, feste di che bello c'era il sole oggi allora andiamo allo Chapitò ad ascoltare jazz, e feste di despedida.

Ecco.

E' qui che fa più male.
Mi sono fermata a pensare, e fondamentalmente era solo ora che cominciavo a consolidare le amicizie sfuggenti dei primi mesi, ad andare oltre al banale ciao-come-stai-anche-tu-qui...ed è già ora di salutare una fetta troppo sugosa di gente e di preparare feste di addio.
Se ne va Jerome, che ha animato la vita erasmus con la sua semplice presenza per tutto il tempo che ho trascorso qua, se ne va quella pazza di Cecca, Igor che ha fatto dj-set a tutte le sante feste a cui ho partecipato, Domenica che avevo sempre voglia di incontrare, and so on and on and on.
Insomma, una tristezza infinita, ma immagino faccia tutto parte del gioco.
Tra l'altro, messo da parte l'aspetto davvero deprimente della questione, ciò permette alle menti malefiche di ponderare svariate torture tremende ai danni di quelli i partenze, tipo party a sorpresa anticipati da una lunga serie di penitenze allucinanti (ben presto il povero Igor dovrà sperimentare quel che io, Lollo, Michi e Giulia abbiamo organizzato per la sua suprema felicità).


E poi rimane sempre in bocca il sapore dolce che lascia l'avere incontrato persone che nel loro piccolo hanno saputo illuminarci.

domenica 11 gennaio 2009

nelle viscere

Ho trascorso i primi giorni lisboneti a camminare sola per le vie, lasciandomi sprofondare in scorci di burro e miele, seduta in piazze sconosciute a farmi scivolare il sole addosso, combattuta tra lo scacciare i pensieri e il rimuginare per trovare delle soluzioni che non ci sono, perchè solo il tempo può risolvere e lenire.

Poi è ricominciata la vita erasmus; la prima sera in cui mi son fatta forza e sono uscita, il Bairro era deserto, e il vento si insinuava ovunque senza problemi, per una volta non ostacolato dalle barriere di gente.
Era così vuoto che mi sono seduta con Giulia sulla panchina di un miradouro, in attesa che qualcuno sbucasse, che succedesse qualcosa.. siamo rimaste lì un'ora al freddo a chiacchierare delle cose trash su cui ci eravamo rifatte una cultura in Italia, e la situazione, dopo, era la stessa.

Ma la sera successiva c'erano tutti, e tutti calorosi e felici di incontrarsi di nuovo, tutti così sprizzanti vita e positività, che tra un olà e un feliz ano novo! e l'altro, per la prima volta dopo quattro giorni, mi sono sentita un po' a casa mia anche io, e sono riuscita ad assaporare con gusto la sensazione di tornare ad un luogo familiare ed a suo modo accogliente.
Ieri sera uguale: ho affrontato la prima despedida, ma con la certezza di aver conosciuto qualcuno di importante che voglio portarmi dietro per la vita, e dunque con un miscuglio viscerale di dispiacere e gioia.
Ti vengo a trovare nel Pais Basco, Maria!
Poi siamo scappate via in metro, verso la sempreverde rua Palmira e cantando Like a Prayer a squarciagola con tanto di stacchetto ballerino, per stringere forte quella pazza di Cristina che compiva gli anni.
Un delirio: l'appartamento al quarto piano della casa (stranamente: le feste, di solito, vengono fatte al primo che è dotato di terrazza, ma pare che il proprietario abbia accumulato 4000 euro di multa per schiamazzi.. per cui gli abitanti, invece di smettere di folleggiare, si sono solo trasferiti di su a fare nottata!) era imballato di gente, con Cristina super pimpante e brilla reginetta perfetta della festa!
E poi di nuovo in Bairro, per incontrare di nuovo Paolo e Maria, e ballare al Bedroom fino ad ora tarda.

Ora la domanda é questa: come si può essere tanto tristi e tanto felici allo stesso tempo?

martedì 6 gennaio 2009

atterrata

Sono di nuovo a Lisbona.
Confusa e spaesata.
Mi sono stupita nel riconoscere dall'alto, atterrando, la geografia cittadina e i luoghi; mi sono compiaciuta sentendomi parlare fluidamente come prima di tornare in Italia per le feste.
Ho guardato perplessa la silenziosa immobilità della mia stanza, dopo tutto quello che  cambiato per me e dentro di me nelle tre settimane appena vissute,e mi sono affaccendata sistemando le mie cose in questi luoghi provvisori, familiari ed estranei contemporaneamente, guardandomi da fuori, e sentendomi stupida, per una qualche ragione.

E fuori c'è un bel sole, che scalda le ossa.
Ma mi sento un po' sola, lontana da una situazione che credo necessitasse la mia impossibile presenza.
Mi dico che andrà bene. Che tutto si sistemerà, pian piano, con dolore forse, ma poi piano piano ogni tassello recupererà il suo posto, potrò tornare a fare la figlia e basta, e smettere di essere una mamma per la mia stessa mamma.
E mi sembra di non sapere più nulla.